10 Feb

Cibo e cure materne: come nasce il nostro rapporto con l’alimentazione

“Non c’è amore più sincero dell’amore per il cibo.”
George Bernard Shaw

Cibo e cure materne: e se il tuo rapporto con il cibo nascesse da qui?

“Sei stato bravo, meriti un’altra fetta di torta!”  “Mangio un cioccolatino per tirarmi su”

“A letto senza cena!”

Ti è mai capitato di pronunciare queste frasi o magari di sentirle rivolte a te? Immagino di sì.

Viviamo costantemente immersi nel cibo, nella sua cultura e nei suoi significati. Parliamo di cibo e sul cibo, lo proponiamo come soluzione, conforto, a volte anche come punizione.

Questo ti fa capire che l’alimentazione è un aspetto complesso della nostra vita, lo utilizziamo come  strumento di comunicazione e di condivisione. Nessuno di noi può essere del tutto distaccato o emotivamente indifferente al mangiare, ecco perché il legame tra il cibo e la nostra psicologia è così profondo e complesso.

Il cibo, oltre ad essere il nostro sostentamento, rappresenta anche un modo, funzionale o meno, di regolare i nostri stati interni, le nostre emozioni e con cui cerchiamo di gestire le vicissitudini della nostra vita affettiva.

Ma da dove nasce tutto questo?

In questo articolo ti spiego il rapporto tra cibo e cure materne è come questo sia responsabile del tuo attuale rapporto con l’alimentazione.

 

Il nostro rapporto con il cibo

cibo e cure materneQuando nasciamo impariamo a conoscere il mondo attraverso i nostri sensi e da piccoli il nostro canale privilegiato è proprio la bocca.

La prima esperienza di soddisfacimento di un bisogno, la fame, avviene all’interno di una relazione particolare, quella con la propria madre, che prendendosi cura di noi ci offre cure, cibo e amore.

Quindi il cibo e la funzione nutritiva fin dall’inizio si intrecciano ad una dimensione affettiva e l’atto nutritivo diventa veicolo non solo di sostanze, ma anche di messaggi che riguardano la dimensione relazionale ed affettiva.

Questi messaggi costituiscono la prima forma di costruzione del rapporto del bambino con il cibo.

Le sensazioni tattili, gli odori, il calore del corpo, la stretta dell’abbraccio, lo sguardo, la voce e le parole della madre nutrono il cuore e rispondono alla domanda d’amore, al bisogno del bambino di “essere desiderato”, accolto, riconosciuto e rassicurato.

Il contatto fisico, le coccole e la gratificazione che il bambino riceve mentre viene alimentato, gettano le basi del rapporto tra emozioni, nutrimento e cibo.

 

Cibo e cure materne

Il primo atto nutritivo avviene all’interno di una relazione affettiva.

 

IL NOSTRO PRIMO INCONTRO CON IL CIBO È UN INCONTRO CON L’AMORE

 

cibo e cure materneFin dall’inizio quindi la relazione del bambino prima con la propria madre, poi con l’ambiente familiare, è attraversata dal complesso intrecciarsi della dimensione affettiva con la funzione alimentare.

Queste sono le ragioni per cui il cibo e il comportamento alimentare veicolano dinamiche complesse, i cui riflessi positivi o negativi si possono ripercuotere sia all’interno delle relazioni intra familiari, sia direttamente nel rapporto del bambino con il cibo.

Il bambino si nutre con la bocca e grazie a lei conosce il mondo: mangiare o rifiutare il cibo implica anche accettare o rifiutare qualcosa che viene dall’altro e dall’esterno.

Mangiare diventa un atto sociale attraverso il quale possiamo riconoscere o negare l’altro.

Il pasto si trasforma in un’occasione d’incontro, non soddisfa solo un bisogno primario ma risponde anche al bisogno di cura, scambio e affetto.

Leggi anche: Cibo e psicologia

La qualità del rapporto cibo-emozioni interiorizzato dal bambino dipenderà anche dall’abilità della madre di interpretare adeguatamente i bisogni che il bambino esprime attraverso il suo pianto.

Questa forte identificazione tra figura materna e alimentazione si struttura nella nostra infanzia e continua ad essere un riflesso del legame madre bambino fino all’età adulta.

Se la crescita procede normalmente, le esperienze del bambino si espandono, diventando parte di una vasta gamma di attività sensoriali gratificanti. Se, al contrario, l’ambiente è meno favorevole, il bambino può crescere incapace di sviluppare altre fonti di gratificazione e, da adulto, ha maggiori probabilità di approcciare al cibo come se fosse la primaria o l’unica fonte di sostegno emotivo.

 

Cibo e relazione

cibo e cure materneEsiste una stretta relazione tra dimensione nutritiva e dimensione affettiva, tale da rendere l’alimentazione un canale privilegiato in cui il bambino può esprimere parti di sé.

Quando nutriamo i nostri bambini passiamo loro molto più del cibo; li nutriamo del nostro rapporto con il cibo e con il nostro corpo, del modo di gestire le emozioni, di rifiutare e di accogliere.

Questo diventa ancora più evidente durante la crescita.

Chi si prende cura del bambino veicola in maniera più o meno inconsapevole svariati messaggi sul cibo e sul rapporto con esso.

Il cibo diventa simbolo di unione familiare, piacere della relazione, ricerca di socializzazione, ma anche consolazione, sfogo, strategia di ricatto o di gioco di potere da parte del genitore, o strumento di contrapposizione agli adulti.

Per approfondire puoi leggere anche: Le funzioni del cibo

 

Cibo e messaggi sbagliati

Troppo spesso e in maniera inconsapevole si utilizza il cibo come ricatto emotivo.

Quando ad esempio ripetiamo ai nostri bambini: “devi mangiarlo, perché l’ho fatto apposta per te, con tanto cibo e cure materneamore”, oppure “se mangi tutto, la mamma ti vuole bene” trasformiamo un messaggio in un ricatto in cui la misura di quanto il bambino si alimenta diviene misura anche dell’affettività.

E ancora il cibo può essere utilizzato nell’infanzia come fonte di gratificazione e conforto in sostituzione dell’affetto consolare, ad esempio quando mettiamo in bocca un biberon ad un bambino che piange e non per fame, o gli mettiamo in mano un biscotto. Questi comportamenti e messaggi possono portarlo ad associare il cibo a una “cura” per tutte le esperienze spiacevoli.

Tutto questo può portare ad un rapporto distorto con il cibo e disordini alimentari di vario genere come ad esempio il diffusissimo Emotional Eating, cioè mangiare per riempire dei “vuoti” emotivi, piuttosto che per riempire lo stomaco.

 

Educazione alimentare e affettiva

E’ chiaro a questo punto che l’educazione alimentare e i messaggi che proponiamo rispetto al cibo hanno le loro conseguenze.

Il momento del pasto si trasforma in un campo per sperimentare regole sociali, familiari, atteggiamenti e cibo e cure maternecomportamenti che inevitabilmente usciranno dalla sfera familiare per guidarci nella conoscenza del mondo e nella regolazione della nostra interiorità.

Il rapporto che abbiamo con il cibo diventa anche un utile indicatore del nostro stato di salute psicologica e emozionale e, quando investito di significati costruttivi e sani, uno dei mezzi a nostra disposizione per creare relazioni con gli altri, esprimere e vivere gli affetti e il posto che ci riconosciamo all’interno di essi.

Una corretta educazione in tal senso può renderci più consapevoli. Puoi approfondire qui come se ne sta occupando il nostro paese: Educazione alimentare, una sfida complessa

Più siamo consapevoli del nostro rapporto con il cibo e delle nostre emozioni più saremo in grado di alimentarci e alimentare in maniera corretta, non solo dal punto di vista nutritivo ma anche e soprattutto affettivo ed emozionale.

Vuoi intraprendere un percorso di Alimentazione consapevole? Si, grazie!

Cibo e cure materne: come nasce il nostro rapporto con l'alimentazione

 

 

 

 

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